Fonte : La voce della Russia
Il
22 agosto la Malesia ha ricordato le vittime della tragedia del volo
МН17 della Malaysia Airlines. Il re in persona è venuto nell’aeroporto
di Kuala Lumpur per incontrare l’aereo con i corpi dei suoi sudditi
morti arrivato dall’Ucraina.
Ed intanto subito dopo la catastrofe del 17 luglio
Washington e Kiev hanno accusato di quanto è accaduto le milizie del
sud-est ucraino ed anche direttamente la Russia, ma non hanno presentato
finora nessuna prova. Non solo, ma il tema della tragedia avvenuta nel
cielo sul Donbass viene relegato in secondo piano. Stando agli esperti,
ciò succede perché i fatti che gli USA non vogliono rendere di pubblico
dominio non parlano a loro favore.
Il governo USA si
attiene alle precedendi conclusioni sulle cause del crollo del
Boeing-777 malese, ha dichiarato durante un nuovo briefing Marie Harf,
vice del portavoce del Dipartimento di Stato. E cioè: l’aereo sarebbe
stato abbattuto da “guerriglieri filorussi”. Rispondendo alla richiesta
di commentare il promemoria inviato alla Casa Bianca dai veterani
dell’intelligence americana, la rappresentante del Dipartimento di Stato
ha detto che il contenuto di questo documento “probabilmente è in
contrasto con il nome” della loro organizzazione, ossia ha accusato di
fatto i veterani di assenza di patriottismo.
Già in
luglio l’organizzazione sociale americana “Veterani professionali
dell’intelligence per il buonsenso” (VIPS) hanno inviato a Barack Obama
un promemoria con l’invito di cessare la retorica antirussa e di
rivelare l’informazione completa sulle circostanze della catastrofe. I
veterani dell’intelligence sono rimasti perplessi di fronte alla palese
mancanza del desiderio da parte del governo di presentare alla società
le conclusioni formulate in base ai dati concessi dall’intelligence, ha
detto il rappresentante della VIPS, Raymond McGovern, ex analista della
CIA:
Ci sono state
soltanto le dichiarazioni di John Kerry secondo cui l’averebbero fatto i
miliziani. Ma non è stata presentata nessuna prova a conferma di tali
dichiarazioni. Un anno fa, quando presso Damasco sono state impiegate
armi chimiche, John Kerry ha subito dichiarato: sappiano che lo ha fatto
Bashar Assad. Alla fine questa dichiarazione si è rivelata bugiarda.
Adesso sappiamo che le armi chimiche sono state usate dai guerriglieri.
In merito al crollo del Boeing malese John Kerry ha subito detto: “è
opera dei russi”. Poi un silenzio assoluto di tutti i media americani.
Ed anche di quegli olandesi.
La stragrande
maggioranza dei passeggeri del Boeing-777 della Malaysia Airlines che
effettuava il volo Amsterdam-Kuala Lumpur, ossia 196 persone, erano
cittadini olandesi. Alla fine gli olandesi, formalmente insieme con la
parte ucraina, hanno iniziato l’indagine. Giorni fa il Consiglio di
sicurezza dell’Olanda ha dichiarato che non pubblicherà completamente i
dati dei registratori di bordo del Boeing abbattuto e che pubblicherà
solo quella informazione che “ha attinenza con la determinazione delle
cause della catastrofe aerea”. Non è chiaro neanche quando sarà
pubblicato il rapporto degli esperti. A sua volta, Kiev si è rifiutata
categoricamente di pubblicare la registrazione dei contatti tra il
pilota e il controllore di volo. Se le autorità di Kiev non hanno niente
da nascondere, tale loro comportamento risulta per lo meno strano,
ritiene Andre Liebich, professore dell’Istituto delle relazioni
internazionali di Ginevra:
Sembrerebbe
che questa importante parte dell’indagine debba confermare l’ipotesi
ucraina. Quindi è un fatto inspiegabile. Forse, le registrazioni fatte
nel punto di controllo non confermano l’ipotesi ucraina. Può darsi anche
che queste registrazioni contengano un’informazione diversa, quella
capace di mettere gli ucraini in una situazione difficile o quella di
carattere strategico. Ma in complesso si tratta dell’ostacolo decisivo
nel processo di chiarimento delle vere circostanze dell’accaduto.
Insomma,
il quadro è chiaro: l’indagine viene procrastinata. Sono comprensibili
anche le cause di tale atteggiamento: i fatti che vengono nascosti tanto
scrupolosamente, da parte di Washington con gli alleati e di Kiev, dai
non addetti ai lavori sono in contrasti con l’ipotesi da loro stessi
avanzata, sostiene Serghej Makheev, direttore generale del Centro di
studio della congiuntura politica:
L’indagine
non fornisce conferme della ipotesi fornita dalla parte ucraina e,
insieme con la stessa, dagli americani, ossia dell’ipotesi che il Boeing
sarebbe stato abbattuto dai miliziani o dai militari russi. La campagna
informativa che hanno lanciato è risultata falsa, ma adesso nessuno
vuole parlare di questo. Non esistono fatti a conferma della loro
ipotesi.
Ed intanto subito dopo la tragedia la
Russia ha fornito a tutte le parti interessate i dati del controllio
oggettivo che dimostrano la partecipazione all’incidente di un aereo
ucraino. Solo che, per motivi ben comprensibili, in Occidente non si
sono trovati finora sostenitori di tale ipotesi, dice il professore
Liebich:
L’ipotesi
alternativa che in questo momento viene meno sviluppata e meno sostenuta
è che l’aereo malese sia stato abbattuto dal fuoco della mitragliatrice
dell’aereo ucraino che lo accompagnava. Alcuni particolari parlano a
favore di tale ipotesi. Tali fatti non sono molto numerosi, qui si
avverte di nuovo l’insufficienza di prove fisiche.
All’inizio
la presa di posizione di Washintgton sorprendeva. Tuttavia la
convinzione degli americani che la tattica di silenzione possa liberarli
dai problemi è infondata. Possono fornire problemi all’amministrazione
gli stessi veterani dell’intelligence. Dell’organizzazione VIPS fanno
parte molti specialisti rispettati negli USA, tra cui alcuni ex agenti
della CIA. Se l’amministrazione di Obama continuerà ad ignorare il loro
messaggio, ciò potrà provocare un grosso scandalo, in quanto molti
veterani hanno ancora un grande peso nel Congresso.
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